Neurergus crocatus

Neurergus crocatus
Neurergus crocatus
Difficoltá delle larve:
2/5
Difficoltá dei giovanili:
2/5
Difficoltá degli adulti:
1/5
Disponibilitá::
3/5
Costo:
2/5

Libri consigliati che trattano la specie....

Salamanders of the Old World
Salamanders of the Old World
Salamanders keeping and breeding
Salamanders: keeping and breeding
Threatened Newts and Salamanders
Threatened Newts and Salamanders Volume 1
Les Urodéles du Monde
Les Urodéles du Monde

Descrizione:

Tritone di costituzione abbastanza robusta, soprattutto rispetto agli altri rappresentanti del genere, raggiunge una dimensione di circa 16-18cm (con le femmine di dimension maggiori rispetto ai maschi). La testa appare massiccia, compressa supero-inferiormente, di forma circa triangolare, poco più lunga che larga. Il labbro superiore può svilupparsi notevolmente, soprattutto nelle femmine adulte, fino anche a coprire totalmente il profilo dell’inferiore, ma senza scendere ulteriormente verso il basso. A livello del giugulo è presente una piega golare, che divide nettamente la testa dal tronco. Le dita sono 4 anteriormente e 5 posteriormente, corte e tozze, scarsamente fuse tra loro. La coda è compressa lateralmente e ha una diversa conformazione nei due sessi:

Neurergus crocatus male
Maschio di Neurergus crocatus. Foto di Andrea Aiello

I maschi presentano una coda generalmente più corta, con estremità più ottusa rispetto alle femmine. In più nella stagione riproduttiva tende a colorarsi in modo più contrastato con una linea rosso-arancione longitudinalmente al margine inferiore ed una livrea che soprattutto al terzo mediale, mostra macchie di un bianco più acceso/perlaceo arricchite spesso da una tonalità di fondo a tratti più chiara.

Neurergus crocatus female
Femmina di Neurergus crocatus. Foto di Andrea Aiello
Le femmine presentano una coda notevolmente più lunga, con estremità più acuta (“appuntita”) e con membrane superiori/inferiori meno sviluppate.

Il tronco è abbastanza snello, più tondeggiante nelle femmine, con sezione trasversale più o meno cilindrica e presenta una depressione longitudinale mediana a livello rachideo. La cloaca appare differente nei due sessi, soprattutto nel periodo riproduttivo. Il maschio la presenta rotonda e voluminosa. La femmina invece la possiede lievemente conica, a “vulcano”, ma meno pronunciata rispetto alle altre specie congeneri.

Neurergus crocatus female Cloaca
Cloaca di femmina di Neurergus crocatus. Foto di Andrea Aiello
Neurergus crocatus male Cloaca
Cloaca di maschio di Neurergus crocatus. Foto di Andrea Aiello

La colorazione di fondo, almeno dorso-lateralmente è marrone scuro – nera, con macchie di tonalità dal bianco perlaceo al giallo, di forma più o meno tondeggiante, meno spesso irregolare, sparse su tutto il corpo. Le macchie in una prima fase sono gialle, dopodiché tendono via via allo sbiadimento fino a diventare bianche. Esistono comunque tre colorazioni diverse, provenienti da 3 diverse località tipiche: Aqrah (Iraq), Choman (Iraq), Semdinli (Turchia). L’unica attualmente presente nella terraristica è quella di Aqrah. Gli individui di questa località presentano grandi macchie bianche di forma più o meno circolare, che con l’avanzare dell’età in un primo momento aumentano di numero, poi si stabilizzano ed aumentano via via di dimensioni, fino a dare all’animale un aspetto reticolato.

Gli animali provenienti da Semdinli e comunque da tutto l’areale turco, presentano macchie molto più numerose, irregolari e piccole, generalmente di colore più tendente al giallo che al bianco.

La terza forma, quella di Choman, è una specie di ibrido tra le prime due. In tutte le forme comunque il ventre appare di colore rosso-arancio, uniforme o interrotto da alcune macchie nere, che però non si ritrovano mai a livello del sottogola.

La cute è verrucosa e ruvida al tatto su dorso e fianchi, soprattutto in fase terrestre, dove appare sempre opaca, mai lucida e/o tesa. Il ventre invece resta sempre liscio.

In questa specie i polmoni sono parzialmente atrofici.

Neurergus crocatus male ventral view
Ventre di un maschio di Neurergus crocatus. Foto di Andrea Aiello

A causa della sua colorazione Neurergus crocatus può facilmente venir confuso con Neurergus derjugini, Neurergus strauchii, Neurergus barani. Risulta invece impossibile confonderlo con Neurergus kaiseri, data la sua colorazione particolare che si discosta notevolmente da quella delle altre specie del genere. Fino a tempi relativamente recenti talune popolazioni di N. derjugini e N. strauchii sono state confuse con N. crocatus anche da parte degli erpetologi, il che ha ovviamente creato numerosi ed imbarazzanti equivoci. Ad un’attenta occhiata però le specie appaiono notevolmente diverse tra loro:

Neurergus strauchii
Neurergus strauchii. Foto di Andrea Aiello

Neurergus strauchii e barani hanno una colorazione che può talvolta porre molte difficoltà nella diagnosi differenziale, soprattutto per le popolazioni di Neurergus crocatus rinvenibili in Turchia (morph di Semdinli). Si differenziano facilmente però grazie alla conformazione più longilinea e snella, forma del cranio decisamente più appiattita, meno triangolare e con orbite più sporgenti e soprattutto per il ventre, nero salvo un’unica riga sagittale mediana arancio-rossastra più o meno larga e irregolare (ma meno della metà del diametro massimo trasversale del tronco). Anche la gola è totalmente nera, con due sottili linee rosse a livello delle arcate mandibolari. In periodo riproduttivo poi soprattutto i maschi, ma in parte anche le femmine, sviluppano dei riflessi bluastri-argentei sulla coda. Le macchie tendono ad essere piccole e circolari, di un colore giallo acceso e non sbiadiscono né aumentano di dimensioni con l’età. Possono invece aumentare di numero.

Neurergus derjugini. Foto di Andrea Aello

Neurergus derjugini è forse ancor più confondibile di Neurergus strauchii e barani. I giovani si differenziano agilmente per la presenza di macchie arancioni soprattutto a livello parotoide. Diventeranno gialle con l’avanazare dell’età, uniformandosi alle altre, da subito più numerose. La conformazione del corpo comunque è inconfondibile dato che il N. derjugini somiglia decisamente di più a N. kaiseri: morfologia meno robusta rispetto a N. crocatus, conformazione cranica meno massiccia e triangolare, dita delle zampe posteriori parzialmente fuse insieme. Le macchie anche in questo caso sono di un colore giallo acceso e tendono ad essere irregolari, non circolari, talvolta molto estese e grandi, talvolta fitte e piccole. Le creste labiali tendono ad essere più sviluppate che in N. crocatus. Il ventre è di colore rosso-arancio acceso, maggiormente intervallato da macchie nere soprattutto nel sottogola, a differenza di N. crocatus che invece possiede sempre gola di colore uniformemente rosso-arancio.

Dove vive:

La località tipica per la specie è il Lago di Urmia, in Iran, da cui prende il nome “Tritone del Lago Urmia”. La specie è in realtà presente in un’area più o meno circolare, di circa 120km di diametro, al confine tra Iran, Iraq e Turchia. In particolare è rinvenibile nelle province turche di Hakkari, Beytussebap, Semdinli. In Iraq è stato invece trovato ad Aqrah, Barzan, Girbish, Tazhika, Choman. Per lungo tempo (oltre 150 anni) creduto estinto in Iran, è stato poi ritrovato nel 2013 proprio nella località tipica della specie, vicino al Lago di Urmia.

In tutto l’areale è rinvenibile a quote montane, dai 750mslm ai 1550mslm, in prossimità di ruscelli e torrenti di piccola-media portata, che garantiscano per gran parte dell’anno una temperatura inferiore ai 17°C. Alternativamente sono altresì stati trovati in pozze adiacenti ai torrenti stessi e da questi alimentati. La vegetazione acquatica è pressochè assente in entrambi gli ambienti, mentre quella riparia può essere variabilmente rappresentata, dall’assenza, alle sole graminacee a varie specie anche a medio-alto fusto.

Poco si sa sulla vita degli individui di questa specie in pieno inverno ed estate. Probabilmente in questi periodi si riparano sotto pietraie, cunicoli ed altri rifugi, dove temperature ed umidità tendono a restare più uniformi.

Le temperature nei mesi caldi possono essere molto elevate, con precipitazioni virtualmente assenti. La specie infatti anche in terrario si dimostra resistente alle temperature elevate e alla scarsa umidità dell’aria.

Allo stato attuale non si conoscono sottospecie, ma dato il vasto e frammentato areale, ulteriori studi si renderanno necessari.

Alloggio:

In natura colonizza torrenti di montagna, quindi è meglio mirare a ricreare queste condizioni. In linea di massima questa specie può essere stabulata interamente in ambiente acquatico per gran parte dell’anno, senza alcun problema. È però consigliato mantenerli a terra per un periodo di circa 1-4 mesi all’anno, soprattutto nella fase di bruma-ibernazione.

Per 3-5 animali in fase acquatica sarà sufficiente un 60x30x30cm, meglio se più grande. Il substrato dovrà essere costituito da sabbia a granulometria fine/ultrafine o alternativamente potrà tranquillamente essere lasciato nudo. Come arredamento sarà sufficiente mettere sassi o rocce (ottime quelle piatte di ardesia/arenaria), impilate in diversi punti della vasca per ricreare nascondigli e luoghi idonei alla deposizione. Vanno altresì bene tegole, mattoni forati, radici, ecc. Le piante acquatiche invece, possono essere tranquillamente non inserite. Al massimo, ottime potrebbero essere vari muschi acquatici, Riccia fluitans o Aegagropila sp., ma sempre senza esagerare. Il loro scopo principale ovviamente sarà quello di ossigenare ulteriormente l’acqua.

L’ultima parte fondamentale dell’allestimento riguarderà il filtro, meglio ancora se dotato di UV-C. Con questa specie è infatti fortemente consigliato, dato che per un corretto allevamento è necessario garantire un’eccellente qualità dell’acqua, con bassissimo carico organico in modo continuo. Fortemente consigliata anche una pompa che garantisca una corrente di intensità media/forte, soprattutto in superficie.

La colonna d’acqua può tranquillamente mantenersi ad un livello di soli 10-15cm.

Nella parte terrestre, invece dovranno essere assicurati numerosi rifugi con rocce e cortecce per esempio, facendo attenzione che il substrato mantenga un basso grado di umidità.

Attenzione poi andrà posta alle temperature. Nonostante possano reggere anche oltre 27°C, meglio non superare mai i 24°C. Per questo motivo sarà bene dotarsi di sistemi di raffreddamento quali ventole o condizionatori o, per chi potesse, spostare gli animali in cantina.

In inverno invece gli animali dovrebbero essere tenuti a temperature inferiori ai 10°C, meglio ancora se prossime allo 0°C, preferibilmente a terra.

Alimentazione:

Abbastanza vorace, una volta adattatosi alla nuova sistemazione. Mangerà senza problemi i classici cibi tipici dell’allevamento di caudati, tra cui lombrichi, chironomus, artemia, dafnie, gammarus, asellus, onischi, tubifex, camole della farina e del miele, grilli, blatte. In cattività, per una mera questione di comodità, la base dell’alimentazione può essere anche costituita dai lombrichi, ma soprattutto col genere Neurergus è più che consigliato spostarsi verso una dieta costituita prevalentemente da crostacei e insetti.

Riproduzione:

Nonostante in condizioni ottimali possano entrare in fase riproduttiva durante tutto l’arco dell’anno, con frequenti corteggiamenti e sporadiche deposizioni di uova, per avere una grossa possibilità di successo riproduttivo devono essere rispettati alcuni punti, nel corso della stagione fredda:

  • Una corretta bruma ed ibernazione
  • Separare i maschi dalle femmine
  • Mantenere gli animali in fase terricola

Si sono verificate infatti deposizioni anche piuttosto rilevanti, a temperature fino ai 25°C, con animali mai separati tra loro e mantenuti perennemente in setup acquatico. Nonostante i numerosi tail-fanning e le decine (fino a 100 circa) di uova deposte però, nessuna ha mai raggiunto neanche i primi stadi di sviluppo.

Per avere una buona probabilità di riprodurre la specie quindi occorre abbassare gradualmente la temperatura già verso i primi di settembre. In questa fase, con massime di allevamento di circa 20-21°C, gli animali dovranno essere nutriti abbondantemente per permettere loro di mettere su massa. Passata questa fase, indicativamente verso metà ottobre, temperature permettendo, si provvederà a mettere gli animali all’aperto, in un luogo riparato da sole e intemperie per circa 1 mese/ un mese e mezzo. Molto importante, già in questa fase gli animali dovranno essere mantenuti terricoli e con sessi separati. Ai fini riproduttivi è altresì consigliata una sex-ratio spostata a favore dei maschi (meglio per esempio avere un gruppetto 4,2 rispetto ad un 2,4). Per la nutrizione cambia poco, si provvederà comunque ad alimentarli a sufficienza in vista della fase successiva, quella dell’ibernazione, facendo però attenzione a ridurre sensibilmente la somministrazione di cibo almeno 5-7 giorni prima di entrarvici. Questa fase prevede il mantenimento degli animali a temperature se possibile costantemente inferiori ai 5°C, o in ogni caso sempre sotto i 10°C per un periodo di almeno 1-2 mesi.

Gli allevatori delle regioni settentrionali e/o di elevate altitudini saranno decisamente più avvantaggiati e potranno pertanto lasciare gli animali semplicemente nel luogo scelto per la bruma. Tutti gli altri invece dovranno adottare altri sistemi, come per esempio un frigorifero. In questa fase gli animali si nutriranno pochissimo ma non faranno mai dei veri e propri periodi di digiuno fintanto le temperature si manterranno comunque al di sopra dei 3°C. Basterà alimentarli senza eccessi ogni 7-14 giorni, a seconda delle temperature. In questo periodo andrà fatta attenzione che non si manifestino fenomeni di malessere o che l’umidità non cali troppo.

Passata questa fase, gli animali andranno riportati a temperature gradatamente più calde, fino a circa 12-14°C per circa 2 settimane, ricominciando al contempo a nutrirli. Passata questa fase, finalmente, si potranno spostare gli animali in acqua. Molti allevatori inseriscono prima i maschi, con circa 2 settimane di anticipo e poi, in un secondo momento, le femmine. Inserirli tutti insieme pare che non cambi comunque niente, ai fini riproduttivi. Per incentivare corteggiamenti e deposizione delle uova è consigliato fare dei cambi parziali di circa il 10-30% dell’acqua, con una frequenza maggiore del solito, anche fino a 3 volte a settimana. In questo modo si cercherà di mimare le condizioni di scioglimento delle nevi, che in natura vanno ad alimentare i torrenti colonizzati da questa specie. I frequenti cambi parziali con acqua pulita e possibilmente fresca, contribuiranno quindi a mimare meglio le condizioni naturali, garantendo una maggiore probabilità di successo riproduttivo.

I primi corteggiamenti cominceranno già poche decine di minuti/ore dopo l’inserimento. Questi consistono in un’attività frenetica, soprattutto ad opera dei maschi, di tail-fanning. In questa specie si manifesta con uno “scodinzolio” abbastanza rapido della metà terminale della coda, posta parallelamente al resto del corpo e in direzione della femmina. I corteggiamenti possono durare intere ore, per molti giorni consecutivi e si verificano soprattutto nelle ore notturne, con i maschi in frenetico inseguimento degli altri individui, cui si pongono frontalmente ed iniziano il tail-fanning.

Talvolta si può assistere al medesimo fenomeno, solo un po’ più sfumato, anche nelle femmine, soprattutto se ricettive. In questo caso il maschio si lascia poi inseguire dalla femmina per breve distanza (poche decine di cm al massimo), mantenendo il contatto testa-coda, ondeggiando stavolta in modo serpentiforme la coda, fino ad un punto in cui si ferma, solleva la coda dal substrato e depone una spermatofora. A quel punto si muove ancora in avanti fino a fermarsi nuovamente per far coincidere la cloaca della femmina col punto di deposizione della spermatofora e permettendone così l’assorbimento e la fecondazione delle uova.

Neurergus crocatus courtship
Corteggiamento di Neurergus crocatus. Foto di Andrea Aiello

Importantissima anche in questa fase è nutrire abbondantemente gli animali e mantenere una temperatura dell’acqua di circa 15-17°C.

Entro pochi giorni le femmine dovrebbero iniziare a deporre fino ad oltre 250 uova ciascuna, soprattutto sulla faccia inferiore delle rocce sommerse, ma anche direttamente su filtro, vetri e sugli altri arredi. Per fare ciò le femmine inizieranno a ispezionare gli eventuali siti idonei alla deposizione, dopodiché cercheranno di aderire alle superfici più riparate dalla corrente, ma comunque ben ossigenate, per deporre le uova. Questo esita spesso in una posizione a testa in giù che può durare anche decine di minuti. Sporadicamente invece sulle eventuali piante acquatiche. Le uova (e gli adulti in fase riproduttiva), dovranno comunque essere mantenuti ad una temperatura di massimo 19°C. Temperature più elevate esiteranno in un blocco immediato nella deposizione.

Neurergus crocatus egg laying
Femmina di Neurergus crocatus intenta a deporre sotto una pietra. Foto di Andrea Aiello
Neurergus crocatus eggs
Uova di Neurergus crocatus . Foto di Andrea Aiello

Cura delle uova:

Le uova di Neurergus crocatus sono piuttosto voluminose, arrivando a misurare anche oltre 10mm di diametro a sviluppo embrionale completo, tenendo ovviamente in considerazione anche l’annesso gelatinoso esterno. Una volta individuate andranno spostate in vaschette apposite. In questa fase andrà posta molta cura nel non danneggiarle, operazione assolutamente non facile, data la dimensione considerevole di ciascun uovo e dalla tenacia del peduncolo colloidale che le assicura al substrato.

Contrariamente a molti altri casi, qui le siringhe sono assolutamente sconsigliate, molto meglio armarsi di un po’ di pazienza ed utilizzare uno stiletto/spillo cercando delicatamente di staccare l’uovo dal substrato di ancoraggio e poi raccoglierlo con un retino a maglia fine o un cucchiaio. In genere la schiusa richiede un periodo di tempo di 14-28 giorni. Data la difficoltà del prelievo, microtraumi possono essere presenti in molti casi. In tal caso le uova dovranno essere monitorate attentamente. La lunghezza del periodo di sviluppo embrionale rischia di favorire infatti la sovrainfezione di batteri o miceti, compromettendo gli scambi respiratori e portando alla morte dell’embrione. A tal proposito i cambi d’acqua parziali quotidiani sono fortemente raccomandati, così come la movimentazione quotidiana (delicatamente) delle uova. Raccomandato ma non indispensabile anche l’utilizzo di un’areatore o di piante acquatiche.

Comparison between N. crocatus and N. kaiseri eggs
Confronto tra uova di Neurergus crocatus e kaiseri. Le uova di N. crocatus hanno una membrana molto piú spessa e collosa, un adattamento al loro habitat con correnti maggiori e meno vegetazione rispetto all'habitat dei kaiseri. Foto di Andrea Aiello

Cura delle larve:

A dispetto di molte altre specie, le larve di Neurergus crocatus non raramente escono dall’uovo con le zampe anteriori già perfettamente formate e il sacco vitellino in gran parte riassorbito. Ciò comporta che possano iniziare a nutrirsi da subito e voracemente delle classiche prede come dafnie, ostracodi, copepodi, naupli di artemia salina. In altri casi, soprattutto per le schiuse più precoci, la nutrizione potrà iniziare dopo i classici 1-10 giorni, al completamento dell’organogenesi e al riassorbimento completo del sacco vitellino.

Date le dimensioni medie di 11-14mm alla schiusa, molte larve potranno anche iniziare da subito a predare invertebrati più grandi come larve di dittero, enchitrei e giovani ninfe di efemerottero. Al solito evitare ninfe di odonato, ninfe di ditisco, ostracodi, alcune specie di copepodi e altre specie potenzialmente predatrici, poiché in grado di decimare in breve tempo la popolazione di larve in allevamento.

Neurergus crocatus larva
Larva di Neurergus crocatus, un esempio di larva adatta ad ambienti torrentizi con corpo piú compresso e branchie meno sviluppate. Foto di Andrea Aiello

Le larve sono molto voraci e per tutta la durata dello sviluppo presentano un ritmo di accrescimento di 2-4mm a settimana, manifestando scarsa aggressività intraspecifica e conseguenti scarsissimi episodi di cannibalismo se nutrite a sufficienza. Il loro aspetto e comportamento è tipico delle larve che vivono in ambiente torrenticolo. Sono infatti appiattite dorsoventralmente e poco propense al nuoto, preferendo invece sostare sul fondo o ammassandosi al di sotto di qualsiasi rifugio trovino.

È fondamentale curare scrupolosamente l’igiene delle vaschette di allevamento, con cambi parziali quotidiani di circa il 20-30% dell’acqua e aspirazione di detriti, scarti di cibo e deiezioni dal fondo. Cambi più corposi potranno essere effettuati soltanto dopo il completo sviluppo di tutti gli arti, pena il concreto rischio di morte degli individui entro poche ore per stress osmotico/chimico.

Via via che le larve cresceranno inoltre dovremo volta per volta suddividerle per taglia, proprio per scongiurare quanto più possibile eventuali fenomeni di aggressione. Al contempo la dieta potrà essere ulteriormente rivista in favore di un maggior numero di prede, anche di dimensioni maggiori.

Anche in questo caso all’aumentare dell’età delle larve, queste inizieranno ad pigmentarsi sempre più fino a diventare delle versioni in miniatura degli adulti. Al culmine dello sviluppo larvale inizierà la vera e propria fase di metamorfosi. Le larve inizieranno quindi a sviluppare maggiormente gli arti assumendo anche a livello della morfologia cranica, caratteristiche decisamente più simili agli adulti. Qualora non siano stati predisposti precedentemente, si dovranno distribuire per tutta la vaschetta di allevamento rocce, piante e/o pezzi di sughero galleggianti o altri dispositivi idonei a creare delle zone emerse, contemporaneamente ad un abbassamento della colonna d’acqua a circa 2-3cm e alla predisposizione di un coperchio adeguato. I fenomeni cui fare più attenzione, parallelamente a quelli descritti poco sopra, saranno, in ordine d’importanza:

  • riassorbimento delle membrane caudali
  • le prime mute
  • riassorbimento delle branchie

Le branchie infatti possono essere riassorbite totalmente anche in poche ore e in ogni caso il tritoncino potrà comunque uscire dall’acqua avendocele ancora in gran parte sviluppate. I parametri cui fare realmente attenzione sono quindi soprattutto i primi 2.La metamorfosi si completa in un periodo oscillante tra 3 – 8 mesi. Sporadicamente può verificarsi anche prima (già a 7 settimane) o anche molto dopo, con larve svernanti. La dimensione dei metamorfosati è di circa 4 – 7.5 cm.

Neurergus crocatus larve approaching metamorphosis
Larve di Neurergus crocatus prossime alla metamorfosi, evidenziata da un riassorbimento delle branchie e della membrana caudale, cosí come un cambiamento della pigmentazione piú simile a quella degli adulti. Foto di Andrea Aiello
Neurergus crocatus neomorphosed
Neomorfosato di Neurergus crocatus appena uscito dall'acqua. Foto di Andrea Aiello

Giovanili:

Una volta compiuta la metamorfosi, i giovanili si presenteranno come versioni in miniatura degli adulti.

La colorazione di fondo però potrà subire notevoli cambiamenti nel corso della vita dell’animale sia come colorazione, passando da macchie decisamente gialle, via via verso una colorazione più pallida fino ad un bianco sporco, sia per numero e forma delle stesse. Le macchie infatti, seppur in certi casi di forme irregolari, tenderanno, almeno negli animali provenienti dall’area di Aqrah in Iraq, a regolarizzarsi in spots circolari che, col passare degli anni, aumenteranno sempre più di dimensioni.

A differenza di quanto accadeva anni fa, con morie di massa senza causa apparente, attualmente la gestione dei giovanili si presenta molto semplice. Spesso possono essere indotti senza quasi nessuna difficoltà a restare acquatici e in questo caso l’allevamento rimarrà praticamente identico a quello delle larve, fermo restando l’utilizzo di alcune zone emerse e del coperchio a prova di fuga.

Neurergus crocatus juvenile
Giovanile di Neurergus crocatus. Foto di Andrea Aiello

Altra soluzione è quella di lasciarli a terra per un periodo più o meno lungo, potenzialmente fino al raggiungimento dell’età riproduttiva. In questo caso andrà posta attenzione a non eccedere con l’umidità del terrarietto di allevamento, garantendo al contempo anche un’adeguata areazione, possibilmente predisponendo almeno due ampie prese d’aria su due livelli diversi. Come alimentazione potranno essere utilizzati artropodi vari (i soliti grilli, onischi, blatte, tonchi dei fagioli), anellidi (enchitrei, lombrichi) e saltuariamente camole della farina e del miele.
Ultima soluzione infine è la soluzione ibrida acqua-terra.

La crescita è abbastanza rapida, considerando che si tratta di una specie montana, con gli individui che ad un anno dalla schiusa raggiungono i 9-12cm e a 2 anni gli 11-14cm. La maturità sessuale è generalmente raggiunta ad un età di 4 anni, ma talvolta è resa possibile anche ad un età di soli 2 anni e comunque ad una lunghezza media minima di 12cm.

Reperibilitá:

In Italia è scarsamente rinvenibile, salvo sporadiche disponibilità in alcune fiere del settore. Negli ultimi anni stanno però aumentando anche le riproduzioni a livello amatoriale. Gli individui con località di origine nota presenti nella terraristica sono ad oggi solo di Aqrah, in Iraq.

Legislazione:

Di libera vendita ed allevamento, è comunque consigliato sempre farsi lasciare un foglio dall’allevatore di provenienza. In teoria sarebbero inclusi all’interno della Convenzione di Berna, ma ad oggi persiste ancora un errore di inclusione, dato che sono stati inseriti tra gli Anuri e non tra gli Urodeli.

Difficoltá:

Le difficoltà principali nell’allevamento sono da imputarsi al mantenimento di temperature basse per gran parte dell’anno, all’assicurare sempre un’ottima qualità dell’acqua e al meticoloso iter da seguire per la riproduzione. In più ovviamente la reperibilità, soprattutto per animali con località di origine certa.

Note:

Tritone abbastanza robusto e vorace, privo di aggressività intraspecifica, di facile gestione una volta studiato a fondo la sua biologia. Data la situazione talvolta caotica all’interno del genus Neurergus, sarebbe meglio ricercare ed allevare solo animali con località di origine nota.

Come tutti i Neurergus, pare sia portatore sano di alcuni patogeni, come batteri del genere Chlamydia. È quindi fondamentale curare sempre perfettamente l’igiene onde evitare patologie indotte da questi microrganismi, che quando si manifestano, possono sia provocare gravi perdite in poco tempo, sia cronicizzare rendendo molto difficile la gestione del fenomeno.

Sull' Autore...

Andrea Aiello
Andrea Aiello

Andrea Aiello, nato nel 1988 a Firenze, matura da subito un profondo interesse e fascino verso la natura e le materie scientifico-mediche. Nel 2012 consegue la laurea in Scienze Biologiche presso l’Università di Firenze. Attualmente è laureando in Medicina e Chirurgia, sempre presso la medesima Università.

Dal 2013 al 2018 è membro della Fondazione Paolo Malenotti.

Alleva con continuità Anfibi Caudati dal 2008, interessandosi soprattutto a specie medio-orientali (soprattutto del genus Neurergus) e della famiglia Plethodontidae.

E’ inoltre appassionato di Orchidee e Piante Carnivore, di cui possiede una modesta collezione, iniziata nel 2005. Tra le altre passioni figurano Fotografia, Pesca, Herping, Trekking ed Escursionismo più in generale.

“Una volta stabilizzatomi a livello lavorativo, mi piacerebbe dedicare parte della nuova abitazione all’allevamento di altre specie di Urodeli e alla coltivazione di Piante tropicali all’interno di serre. A quel punto sarei felicissimo di poter iniziare ad allevare anche alcuni rappresentanti di Anfibi Anuri.”

Referenze

Citazione: Schultschik Günter. (2013). Threatened newts and salamanders – guidelines for conservation breeding. Frankfurt, M.: Chimaira-Buchh.-Ges.

Citazione: Sparreboom, M. (2014). Salamanders of the old world: the salamanders of Europe, Asia and Northern Africa. Zeist, the Netherlands: KNNV Publishing.

Citazione: Pasmans, F., Bogaerts Sergé, Janssen, H., & Sparreboom, M. (2014). Salamanders: keeping and breeding. Münster: Natur-und-Tier-Verl.

Citazione: Öz, M., Tautz, D., Steinfartz, S., Hwang, U. W., & Veith, M. (2002). Molecular phylogeny of the salamandrid genus Neurergus: evidence for an intrageneric switch of reproductive biology. Amphibia-Reptilia, 23(4), 419-431.

Citazione: Özdemir, N., Üzüm, N., Avci, A., & Olgun, K. (2009). Phylogeny of Neurergus crocatus and Neurergus strauchii in Turkey based on morphological and molecular data. Herpetologica, 65(3), 280-291.

Citazione: Schneider, C., & Schneider, W. (2010). Fieldnotes on the ecology and distribution of Neurergus crocatus COPE, 1862 and Neurergus strauchii strauchii (STEINDACHNER, 1887) in Turkey. Herpetozoa, 23(1/2), 59-69.

Citazione: Al-Sheikhly, O. F., Iyad, A. N., Rastegar-Pouyani, N., & Browne, R. K. (2013). New localities of the Kurdistan newt Neurergus microspilotus and Lake Urmia newt Neurergus crocatus (Caudata: Salamandridae) in Iraq. Amphibian and Reptile Conservation, 6(4), 42-49.

Citazione: Najafi-Majd, E., & Kaya, U. (2013). Rediscovery of the Lake Urmia newt, Neurergus crocatus Cope, 1862 (Caudata: Salamandridae) in northwestern Iran after 150 years. Amphib. Reptile Conserv, 6(4), 36-41.

Citazione: Rancilhac, L., Goudarzi, F., Gehara, M., Hemami, M. R., Elmer, K. R., Vences, M., & Steinfarz, S. (2019). Phylogeny and species delimitation of near Eastern Neurergus newts (Salamandridae) based on genome-wide RADseq data analysis. Molecular phylogenetics and evolution, 133, 189-197.

Citazione: AmphibiaWeb: Information on amphibian biology and conservation. [web application]. 2020. Berkeley, California: AmphibiaWeb. Available: https://amphibiaweb.org/. (Accessed: 2020).

Citazione: Sparreboom, M., Steinfartz, S., & Schultschik, G. (2000). Courtship behaviour of Neurergus (Caudata: Salamandridae). Amphibia Reptilia, 21(1), 1-12.