Notophthalmus viridescens
Descrizione:
Il Notophthalmus viridescens é un tritone di corporatura esile che misura massimo 14cm di lunghezza. La colorazione è generalmente di un marroncino-verde più o meno marcato, con marmorizzatura, macchie o punteggiatura più o meno rappresentata. In posizione paramediana dorsale, possono poi essere presenti degli ocelli di colore rosso-arancio-giallo, all’interno di un anello nero. Il ventre è di colore giallo paglierino, fittamente punteggiato. L’occhio è giallo, con pupilla orizzontale e con una banda scura che lo attraversa esternamente.
I maschi si riconoscono molto bene dalle femmine grazie al maggior sviluppo degli arti posteriori, fondamentali per l’amplesso. Questi si ipertrofizzano soprattutto durante il periodo riproduttivo, dove compaiono anche calli e aree ipercheratinizzate su dita e parte mediale delle zampe posteriori. In più si forma una blanda cresta caudale che comunque si sviluppa anche nelle femmine seppur di ampiezza minore.
Se disturbati, assumono una posizione terrifica, inarcando il dorso verso l’alto e avvicinando la testa alla punta della coda: l’unken reflex.
Caratteristica peculiare di questa specie è la “doppia metamorfosi”. I giovani infatti possono differire notevolmente dagli adulti e presentare uno stadio intermedio chiamato eft (o red-eft), con colorazione rosso-arancio accesa su tutto il corpo. Questa particolare caratteristica pare possa essere una forma di Mimetismo Aposematico, data la notevole tossicità degli individui di questa specie.
Curiosamente un membro della famiglia Plethodontidae , Pseudotriton ruber, pare abbia sviluppato la sua brillante colorazione proprio come “imitazione” dei red-efts, un fenomeno noto come Mimetismo Batesiano.
Da analisi molecolari è infatti noto come il Notophthalmus viridescens sia uno degli urodeli più tossici, secondo solo a Taricha sp., quanto a secrezione di TTX, 6-epiTTX e 11-deossiTTX. I giovanili sono circa 10 volte piú velenosi degli adulti, con tra 0.014 a 0.11mg of TTX nella loro pelle. A riprova di ciò, rispetto alla maggior parte dei giovanili di altri Caudati, il periodo di attività degli eft è decisamente diurno, con densità elevatissime di individui in movimento nella lettiera boschiva. Interessantemente, uno studio ha trovato una relazione positiva tra il numero di ocelli e la tossicitá dell’animale, nonostante gli ocelli in sé per sé non siano piú velenosi del resto della pelle. Gli ocelli sembrano avere una parte integrale nell’indicare la tossicitá dell’animale, cosí come nell’indicare l’idoneatá sessuale del maschio alle femmine, con gli ocelli dei maschi adulti solitamente piú rossi delle femmine, e piú numerosi in esemplari di stazza maggiore.
Talvolta però, soprattutto in alcune popolazioni, lo stadio eft viene totalmente saltato. In questo caso i giovanili avranno una colorazione molto più simile a quella degli adulti e potranno anche rimanere prevalentemente/totalmente acquatici.
Correntemente, ci sono quattro descritte sottospecie di Notophalmus viridescensis, ma recenti analisi genetiche non sembrano supportare questa divisione. Stando ai risultati delle analisi, le sottospecie sono popolazioni altamente specializzate, con differenze fenotipiche che si sono sviluppate solo recentemente. Mentre queste differenze continueranno a svilupparsi col tempo, scambio di geni tra popolazioni e sottospecie é ancora possibile.
Il Notophthalmus viridescens viridescens è la più grande, arrivando anche a 14cm (solitamente però meno). Lo stadio eft, molto comune, ha la colorazione più accesa di tutte le altre forme. Il suo areale si estende dagli stati della Georgia, Alabama, Mississippi, e poi a nord fino all’area nord-orientale del Canada.
Il Notophthalmus viridescens dorsalis, la forma più piccola, misurando appena 10cm. Sua caratteristica sono gli ocelli che tendono ad unirsi a formare macchie irregolarmente fuse lungo le linee parasagittali. Lo stadio eft è quasi sempre presente, ma con una colorazione meno accesa rispetto a quella della forma nominale. Si rinviene nella regione della Carolina.
Il Notophthalmus viridescens louisianensis misura circa 12cm, è una forma slanciata, con pochi piccoli ocelli o senza. Lo stadio eft non è sempre presente e sono brunastri. Il suo areale, partendo dalla Louisiana e dal Texas, si estende a nord passando dal Kansas e al Minnesota, fino ad arrivare in Canada, ad ovest della Regione dei Grandi Laghi.
La sottospecie Notophthalmus viridescens piaropicola è data da esemplari di circa 10,5cm, più slanciati dei “nominali” e privi degli ocelli della nominale e con una colorazione di fondo molto più scura. Lo stadio eft è assente, i piccoli sono fotocopie degli adulti. Si ritrova solo nella penisola della Florida.
Dove vive:
Regioni orientali degli USA, in continuità con le regioni più meridionali del Canada. Gli adulti colonizzano qualsiasi corpo d’acqua permanente o meno, con o senza pesci (data la loro elevata tossicità, non rappresentano un grosso problema).
Alloggio:
In natura gli adulti sono tendenzialmente acquatici, tranne in condizioni di disseccamento e/o di forte caldo. In inverno invece si rinvengono sempre attivi anche sotto la coltre di ghiaccio. Perciò possono essere allevati tranquillamente in un vero e proprio acquario, munito di una piccola zona emersa, per permettere agli animali di uscire quando lo desiderino.
Le dimensioni della vasca ovviamente dipenderanno dal numero di individui ospitati ma indicativamente un 60x30x30 può andare bene per 4 adulti.
Il substrato può essere del tutto assente o costituito da sabbia/ghiaino fine. Le piante dovranno essere numerose e praticamente potremmo inserire qualsiasi specie si adatti alle loro esigenze. Molto utili anche legni e sassi sommersi per creare rifugi. Data la presenza di piante (consigliatissime con questa specie), si renderà fondamentale anche una fonte luminosa artificiale, neon o LED che sia.
Il filtro invece è nuovamente un presidio facoltativo, dato che spesso colonizzano acque ferme o, se inserito, regolato con potenza della pompa al minimo.
Come colonna d’acqua è meglio stare dai 20cm in su, dato che si sono trovati individui di questa specie anche ad alcune decine di profondità.
Le temperature di allevamento ideali oscillano sui 15-24°C. Durante la bruma questa potrà essere portata a temperature inferiori ai 5°C, mentre in estate meglio non superare i 24°C. Ad ogni modo temperature più alte possono comunque essere ben tollerate, soprattutto con popolazioni più meridionali (osservazione personale).
Alimentazione:
Gli adulti generalmente si nutrono di qualsiasi cosa venga loro data: lombrichi, gammarus, artemia, chironomus, asellidi, latterini, tubifex, enchitrei, dafnie, ostracodi, lombrichi, tranci di pesce d’acqua dolce, gamberetti.
Se dovessero tornare o restare terricoli invece una dieta ben bilanciata dovrà comprendere: grilli, blatte, lombrichi, camole del miele, camole della farina, isopodi, onischi.
Spesso e improvvisamente però, possono andare incontro ad episodi più o meno lunghi e preoccupanti di inappetenza, soprattutto in animali acquistati da poco.
Riproduzione:
Molto semplice da riprodurre, necessita di un periodo di bruma da qualche settimana a pochi mesi. In questo periodo si rende indispensabile una sensibile diminuzione di temperatura e/o del fotoperiodo. Il modo più semplice e senza dubbio più naturale per farlo è spostare la vasca direttamente all’esterno. Come scritto poco più su, reggono tranquillamente temperature sotto lo 0°C, ma cautela andrà posta per impedire il completo congelamento dell’acqua. La formazione di ghiaccio in superficie anche di 2-3cm è invece assolutamente non problematica. Gli animali infatti reagiscono all’abbassamento della temperatura diminuendo drasticamente il loro metabolismo. Questo per quanto riguarda la sistemazione all’aperto. In questo caso è preferibile lasciare gli animali all’esterno per un periodo di circa 1-3 mesi e poi riportarli in casa.
Durante le fasi di spostamento bisogna però porre molta attenzione ad evitare bruschi sbalzi termici, pertanto è meglio fare queste manovre in tarda mattinata, per poter far abituare gradualmente gli animali alle nuove temperature. Ancora meglio, si possono spostare in autunno, riportandoli all’interno in primavera.
La bruma però si può ottenere abbastanza facilmente anche in casa, semplicemente mettendo gli animali in un frigorifero o cantinetta da vino. Anche una semplice cantina può talvolta bastare, purchè si riescano a raggiungere temperature al di sotto dei 10°C. optando per il frigorifero, il grosso inconveniente sarà l’impossibilità di vedere gli animali. In questo caso è assolutamente sconsigliato aprire e chiudere il frigorifero sia per gli sbalzi di temperatura che per l’ulteriore stress agli animali. Importante è però controllare quotidianamente gli esemplari e soprattutto controllare che il substrato non si secchi mai.
Dopo qualche settimana in queste condizioni inizieremo ad osservare i primi corteggiamenti, molto particolari rispetto al resto degli urodeli. Questo è decisamente fisico e peculiare, il maschio infatti agguanta la femmina con gli arti posteriori a livello ascellare. A questo punto inizierà a strofinare il suo muso su quello della femmina, ondulando ritmicamente al contempo la coda, liberando feromoni. La durata di questo abbraccio può durare diverse ore e non è esente da rischi per la femmina che potrebbe anche affogare. È consigliabile quindi tenere una sex-ratio spostata a favore delle femmine, proprio per evitare loro eccessivo stress o addirittura la morte.
Dopo l’amplesso, il maschio si staccherà e si porrà davanti ad essa, ondulando il corpo. Se la femmina è ricettiva premerà la coda del maschio con il suo muso che a questo punto depositerà una spermatofora.
Se invece non è ricettiva semplicemente scapperà via. Passata la fase del corteggiamento, le femmine inizieranno a deporre fino ad oltre 350 uova, soprattutto sulla vegetazione sommersa, ma potenzialmente su qualsiasi superficie: vetro, rocce, tronchi, substrato, ecc.
É consigliabile poi prelevarle e allevarle a parte fino alla schiusa che, a temperature di circa 20°C avverrà in circa 10-15 giorni.
Per questa specie non è comunque assolutamente necessario brumare i due sessi in vasche separate, né tantomeno porre in acqua prima i maschi e dopo qualche giorno le femmine.
Cura delle larve:
Le larve non si nutriranno per alcuni giorni da dopo la schiusa, sostenendosi interamente con le riserve del sacco vitellino. Passato questo periodo (di solito 3-5gg), inizieranno a cibarsi di microinvertebrati acquatici e rigorosamente vivi.
Per il primo mese l’igiene dovrà essere scrupolosa e quotidiana, rimuovendo feci, scarti e altro con l’ausilio di una pipetta/siringa e provvedendo a cambi parziali d’acqua di circa il 20%, ogni 24h. Mai fare cambi totali di acqua, pena il concreto rischio di morte per stress osmotico/chimico. Fare inoltre attenzione a non inserire predatori come ninfe di odonati, larve di disticidi ma anche ostracodi.
Via via che le larve cresceranno, andranno poi periodicamente divise per taglia, per minimizzare i rischi di episodi di cannibalismo, nonostante sia comunque una specie relativamente tranquilla da questo punto di vista. Nel frattempo bisognerà iniziare a diversificare le prede garantendo, fra le tante, dafnie, ostracodi, artemie, tubifex, enchitrei, anguillole dell’aceto, chironomus, larve di zanzara, piccoli gammaridi, ninfe di efemerotteri, ecc. Inoltre, più o meno in concomitanza con lo sviluppo completo degli arti inferiori, potrà iniziare a venir somministrato cibo inerte/decongelato.
La fine dello stadio larvale sarà concomitante ad una serie di segnali: la cute inizierà a pigmentarsi somigliando maggiormente a quella degli adulti, la morfologia del cranio sarà più definita, le zampe si irrobustiranno, le membrane caudali verranno completamente riassorbite, così come le branchie. Inoltre le larvette inizieranno a fare la muta.
I segnali cui far maggiormente affidamento per modificare i parametri di allevamento saranno proprio: muta e assottigliamento delle membrane caudali. Vedendo questi 2 segnali, sarà bene abbassare il livello dell’acqua portandolo a meno di 1cm, predisporre un numero sufficiente (alto!) di zone emerse e dotare la vaschetta di allevamento di un coperchio a prova di fuga. La presenza di branchie ancora più o meno sviluppate può trarre in inganno, dato che spesso i giovanili escono dall’acqua con solo un parziale riassorbimento di quest’organo. la fase larvale in media ha una durata di 3-6 mesi, anche se sono abbastanza comuni anche individui neotenici. Al momento della metamorfosi, il tritoncino misura circa 2cm.
Giovanili:
Una volta compiuta la metamorfosi, i giovanili solitamente saranno interamente terricoli per almeno 2-4 anni. La loro colorazione è molto caratteristica e spesso si discosta notevolmente da quella degli adulti, tanto da farli chiamare “eft”. Questo stadio è spesso presente soprattutto nelle sottospecie viridescens e dorsalis, dove gli esemplari neometamorfosati assumono una colorazione rossa più o meno marcata, chiaro indice di tossicità degli animali.
Nel corso del tempo la colorazione tende a sfumare verso la livrea tipica degli adulti. Le sottospecie piaropicola e lousianensis, ma in alcuni casi anche nelle altre due, invece spesso saltano questa fase, diventando semplicemente delle copie in miniatura degli adulti, seppur con colorazione più chiara.
In ogni caso l’allevamento è identico: a terra fino alla maturità sessuale. Pertanto dovremo attrezzarci con cibo vivo delle dimensioni adeguate, tra cui collemboli, drosofile, microgrilli, neanidi di blatta, onischi, tonchi, enchitrei, ecc. Se verranno abituati potremo però aiutarci anche con del cibo inerte.
Il terrarietto di allevamento potrà essere composto da carta assorbente bagnata e alcuni nascondigli oppure in modo più “naturalistico”, con terriccio/torba/fibra di cocco (o una miscela delle 3), qualche legno, rocce, foglie secche e muschi.
Cura andrà posta nel mantenere un gradiente di umidità all’interno (una metà più umida dell’altra) e nell’areazione. Il tutto ovviamente con una scrupolosa attenzione verso l’igiene.
Ancora, alcuni individui una volta metamorfosati, rimarranno comunque acquatici. In questo caso basta allestire una versione in miniatura dell’acquario per gli adulti, oppure anche una versione più spartana e semplice da ispezionare e pulire.
L’allevamento dei giovanili in ogni caso e soprattutto per gli eft e i terricoli in generale, si presenta difficile. Sono piuttosto comuni le morti per annegamento (anche in pochi mm d’acqua), per problemi di muta nonché una spiccata suscettibilità alle infezioni e all’inappetenza senza apparente motivo.
Problemi e malattie:
In natura molte popolazioni sono ormai infettate da Batrachochytrium dendrobatidis anche se spesso in maniera asintomatica. Non sono state notate ad oggi morie di massa dovute a questo patogeno.
Più recentemente è stato descritto un nuovo parassita, Amphibiocystidium viridescens, resosi responsabile soprattutto nei mesi invernali e primaverili, di mortalità elevate.
Pare inoltre che Notophthalmus viridescens sia portatore sano di alcuni Virus della famiglia Iridoviridae sempre in modo asintomatico.
Reperibilitá:
Specie non comune in Italia, fino a poco tempo fa ogni tanto comparivano in gran numero presso grossisti e negozi, per poi sparire nuovamente anche per lunghi periodi di tempo. Ad oggi lo stato della specie nella terraristica è ancora precario.
Nonostante i molti import, la difficoltà nel reperire individui sani e nell’accrescimento dei metamorfosati, ha ostacolato la sua diffusione, che rimane tuttora abbastanza di nicchia.
In Europa la reperibilità è riservata ai soli N.v.viridescens e N.v.louisianensis, mentre le altre sottospecie sono ad oggi pressochè introvabili.
Legislazione:
Non sono soggetti a nessuna normativa.
Difficoltá:
La difficoltà principale con questa specie risiede nel fatto che la quasi totalità degli animali adulti in commercio sono di cattura. Questo ha come principali conseguenze il rischio di avere a che fare con animali fortemente stressati e/o con patologie anche gravi. Non sono rari i casi di esemplari con necrosi delle estremità, che possono rapidamente degenerare portando alla morte. O ancora, sono frequenti i casi di inappetenza anche prolungata, spesso accompagnata da non risoluzione ed esiti fatali.
Se invece si riescono a reperire esemplari in salute e possibilmente cb, la situazione cambia decisamente e gli animali, una volta fornite loro le condizioni ideali, risulteranno di facile allevamento.
Note:
Indubbiamente è una specie affascinante, sia per i colori, che per la modalità di accoppiamento, che per la sua caratteristica “doppia metamorfosi”. Le dimensioni contenute, la facilità di allevamento e perché no, anche il costo decisamente abbordabile degli esemplari, ne fanno una specie potenzialmente adatta ai neofiti. Discorso totalmente diverso per quanto riguarda i giovani, che invece si dimostrano piuttosto ostici. Idem esemplari adulti WC. Nel complesso quindi una specie da allevare solo se si ha già un po’ di esperienza.
Sull' Autore...
Andrea Aiello, nato nel 1988 a Firenze, matura da subito un profondo interesse e fascino verso la natura e le materie scientifico-mediche. Nel 2012 consegue la laurea in Scienze Biologiche presso l’Università di Firenze. Attualmente è laureando in Medicina e Chirurgia, sempre presso la medesima Università.
Dal 2013 al 2018 è membro della Fondazione Paolo Malenotti.
Alleva con continuità Anfibi Caudati dal 2008, interessandosi soprattutto a specie medio-orientali (soprattutto del genus Neurergus) e della famiglia Plethodontidae.
E’ inoltre appassionato di Orchidee e Piante Carnivore, di cui possiede una modesta collezione, iniziata nel 2005. Tra le altre passioni figurano Fotografia, Pesca, Herping, Trekking ed Escursionismo più in generale.
“Una volta stabilizzatomi a livello lavorativo, mi piacerebbe dedicare parte della nuova abitazione all’allevamento di altre specie di Urodeli e alla coltivazione di Piante tropicali all’interno di serre. A quel punto sarei felicissimo di poter iniziare ad allevare anche alcuni rappresentanti di Anfibi Anuri.”
Referenze
Citazione: Gabor, C. R., & Nice, C. C. (2004). Genetic variation among populations of eastern newts, Notophthalmus viridescens: a preliminary analysis based on allozymes. Herpetologica, 60(3), 373-386.
Citazione: Raffel, T. R., Bommarito, T., Barry, D. S., Witiak, S. M., & Shackelton, L. A. (2008). Widespread infection of the Eastern red-spotted newt (Notophthalmus viridescens) by a new species of Amphibiocystidium, a genus of fungus-like mesomycetozoan parasites not previously reported in North America. Parasitology, 135(2), 203-215.
Citazione: Rothermel, B. B., Walls, S. C., Mitchell, J. C., Dodd Jr, C. K., Irwin, L. K., Green, D. E., … & Stevenson, D. J. (2008). Widespread occurrence of the amphibian chytrid fungus Batrachochytrium dendrobatidis in the southeastern USA. Diseases of Aquatic Organisms, 82(1), 3-18.
Citazione: Spicer, M. M., Stokes, A. N., Chapman, T. L., Brodie, E. D., & Gall, B. G. (2018). An investigation into tetrodotoxin (ttx) levels associated with the red dorsal spots in eastern newt (Notophthalmus viridescens) efts and adults. Journal of toxicology, 2018.
Citazione: Brodie Jr, E. D., Hensel Jr, J. L., & Johnson, J. A. (1974). Toxicity of the urodele amphibians Taricha, Notophthalmus, Cynops and Paramesotriton (salamandridae). Copeia, 506-511.
Citazione: AmphibiaWeb: Information on amphibian biology and conservation. [web application]. 2020. Berkeley, California: AmphibiaWeb. Available: https://amphibiaweb.org/. (Accessed: 2020).