Triturus marmoratus

Triturus marmoratus photo by Giacomo Tonelli
Triturus marmoratus photo by Giacomo Tonelli
Difficoltá delle larve:
2/5
Difficoltá dei giovanili:
1.5/5
Difficoltá degli adulti:
1/5
Disponibilitá::
3/5
Costo:
2/5

Libri consigliati che trattano la specie....

The genus Triturus
The genus Triturus
Threatened Newts and Salamanders
Threatened Newts and Salamanders (Triturus pygmaeus)

Descrizione:

Il Triturus marmoratus è una specie che raggiunge dimensioni massime di 17 cm (le femmine sono più grandi dei maschi) ed è una delle più grandi del suo genere. La colorazione di questi tritoni è affascinante e li rende inconfondibili con le altre specie: il dorso presenta una marmorizzatura verde su sfondo nero/marrone; ventralmente sono presenti, in numero variabile in base all’individuo, piccoli puntini bianchi su uno sfondo che va dal nero al color crema. Lungo la linea della spina dorsale è presente una linea di color arancio (dalla base della testa alla punta della coda) che nei maschi diventa segmentata con macchie scure, e si sviluppa in una cresta durante il periodo riproduttivo, assumendo un aspetto a bande verticali nere e bianche (nelle femmine non si sviluppa e mantiene la colorazione standard). L’occhio è nero con pupilla orizzontale e presenta una piccola macchia verde nel margine superiore dell’iride.

La colorazione dorsale cambia vistosamente tra esemplari terrestri e acquatici, con il pattern degli esemplari acquatici avendo colori meno vividi e definiti.

I maschi sono ben distinguibili dalle femmine principalmente per lo sviluppo della cresta dorsale durante la fase acquatica di riproduzione, accompagnata da una cresta caudale molto più accentuata e caratterizzata da una banda chiara in posizione mediale. Inoltre, terminata la stagione degli accoppiamenti, i maschi mantengono una parvenza della cresta, la quale però non ha l’aspetto palmato assunto durante la riproduzione. La regione cloacale è molto più sviluppata nei maschi, specialmente durante il periodo riproduttivo.

Questa specie è in forte correlazione con gli altri “crestati” del genere Triturus (T. cristatus, T. karelinii, T. carnifex e T. dobrogicus), in natura può ibridarsi con Triturus cristatus con il quale condivide gli stessi siti riproduttivi nella Francia settentrionale. Ibridi tra T. marmoratus e altri crestati sono solitamente facilmente riconoscibili dal ventre, che eredita i colori giallo/rossi dall’altra specie di crestato. In passato il tritone marmorato era suddiviso in due sottospecie: Triturus marmoratus marmoratus e Triturus marmoratus pygmeus, ma recentemente le due specie sono state separate prendendo il nome di Triturus marmoratus e Triturus pygmeus. Le differenze riguardano per lo più le dimensioni (il tritone marmorato pigmeo raggiunge una lunghezza massima di 11 cm) e la colorazione (il T. pygmeus è principalmente colorato di verde più chiaro, lasciando meno spazio alle pigmentazioni più scure, e ventralmente presenta diverse macchie di colore giallo crema).

Curiosamente la cresta dei tritoni marmorati maschi non assume un aspetto dentellato, riscontrabile invece nelle altre specie del genere Triturus; presenta bensì un aspetto liscio e smussato.

Triturus marmoratus couple photo by Giacomo Tonelli
Triturus marmoratus couple photo by Giacomo Tonelli

Il Triturus marmoratus è il più grande e raggiunge i 16-17 cm di lunghezza negli esemplari di sesso femminile. Il suo areale geografico comprende parte della Francia, della Spagna e del Portogallo settentrionali (assente però nei Pirenei della Francia meridionale e Spagna settentrionale). La colorazione di base è caratterizzata da toni neri e marroni accompagnati dalla caratteristica maculazione verdastra. Il ventre è solitamente nero con puntini bianchi, ma sono presenti anche popolazioni dove il ventre è di color crema, ma queste sono presenti solo nella zona settentrionale della penisola iberica.

Al momento non ci sono sottospecie ufficialmente riconosciute nonostante siano note differenze genetiche nell’areale di distribuzione. Il T. pygmaeus era considerato sottospecie del T. marmoratus finché non é stato riconosciuto come specie a sé.

Triturus pygmaeus photo by Alberto Garofalo
Triturus pygmaeus photo by Alberto Garofalo

Il Triturus pygmeus raggiunge una lunghezza massima di 11 cm ed è la piú piccola specie del genere Triturus. Sul dorso è presente una colorazione verde su sfondo nero/marrone, simile al T. marmoratus. Il pattern della colorazione verde cambia a seconda dell’area di origine con due pattern principali. Le popolazioni spagnole in Huelva e Cádiz hanno una colorazione dorsale simile al T. marmoratus, mentre le altre popolazioni hanno una pattern con macchie e linee nere su sfondo verde. Sono anche presenti varie popolazioni con forme intermedie tra i due pattern. In alcune popolazioni portoghesi e spagnole sono state osservate macchie dai toni bronzei, specialmente durante il periodo riproduttivo. Le creste dei maschi sono meno pronunciate rispetto a quelle osservate nei maschi di T. marmoratus.

In natura vive principalmente nelle foreste caducifoglie del Portogallo centro-meridionale e della Spagna meridionale.

Dove vive:

Parte della Francia, della Spagna e del Portogallo settentrionali. Predilige le foreste decidue e miste, colonizza stagni e pozze d’acqua abbastanza frequentemente (in modo particolare durante la stagione riproduttiva) e può essere trovato in gran numero rifugiato al di sotto di tronchi morti o in putrefazione. E’ un animale attivo principalmente di notte durante la quale lascia il proprio rifugio del sottobosco.

Alloggio:

Le abitudini di questi animali variano in base all’età e alla maturità sessuale. In natura occupano stagni ed acquitrini prevalentemente durante la stagione riproduttiva, ma in cattività vi sono casi in cui la fase acquatica permane anche nei mesi invernali ed estivi. I giovani esemplari (età compresa tra il completamento della metamorfosi e i 3-4 anni di vita) hanno abitudini totalmente terrestri; quindi sarà necessario allestire un terrario provvisto per il 90% di una zona emersa e per il restante 10% di una zona sommersa (colonna d’acqua profonda massimo 2 cm). La zona sommersa può anche essere omessa, a patto che si fornisca un buono stato (non eccessivo) di umidità, nebulizzando con uno spruzzino.

Il range di temperatura ottimale va da una minima di 5-6 gradi in inverno ad un massimo di 25 gradi in estate (se possibile evitare di esporre gli esemplari a queste temperature per un prolungato periodo di tempo).

Le dimensioni della vasca ovviamente dipenderanno dal numero di individui ospitati ma indicativamente un 120x40x30 può andare bene per 3 coppie.

In base alle abitudini degli esemplari si allestisce o un terracquario o un acquario (con rocce o radici affioranti). L’allestimento di partenza deve rispecchiare le caratteristiche di un terracquario composto dal 50% da parte emersa e dal 50% da parte sommersa. In genere gli esemplari in cattività manifestano le loro abitudini una volta trascorsa la prima stagione riproduttiva, questo può permettere all’allevatore di allestire un setup completamente acquatico nel caso in cui gli individui mantenessero la fase acquatica post riproduzione.

Triturus marmoratus aquarium photo by Giacomo Tonelli
Triturus marmoratus aquarium photo by Giacomo Tonelli

Per quanto riguarda la parte sommersa, la profondità massima della colonna d’acqua si aggira intorno ai 20-25 cm. Il fondo può essere completamente nudo o costituito da sabbia fine (ø≤ 1 mm). Per garantire una buona qualità e ossigenazione dell’acqua si consiglia una fitta piantumazione costituita da piante a crescita rapida come Egeria densa, Ceratophyllum demersum e Cabomba sp. le quali fungeranno sia da riparo che da sito di deposizione delle uova (si possono aggiungere a piacimento muschi acquatici e altre piante che non richiedono un’illuminazione troppo intensa). Molto gradite dai tritoni sono le tane realizzate con rocce e tronchi, coi quali si possono allestire delle zone di appiglio affioranti utili alla risalita degli animali verso la superficie.

La presenza del filtro è facoltativa e assolutamente da evitare ogni tipo di riscaldatore.

Alimentazione:

Sono tritoni molto voraci sin dallo stadio larvale. Gli adulti si nutrono di qualsiasi cosa che venga data loro: lombrichi, chironomus vivo e decongelato, latterini, tubifex, gamberetti, tranci di pesce d’acqua dolce, dafnia e artemie adulte vive e decongelate.

Durante la fase terrestre dei giovani e degli adulti si consiglia un’alimentazione composta da moscerini della frutta atteri, onischi e collemboli tropicali, grilli, lombrichi, limacce, blatte, camole del miele e tarme della farina (da somministrare con moderazione, non devono mai essere il pasto principale).

Durante i mesi estivi e invernali può capitare una perdita di appetenza da parte degli esemplari, i quali rallentano il loro metabolismo per superare la stagione avversa.

Data la loro voracità è consigliato sapere dosare con le quantità: somministrare il cibo una volta ogni due giorni è sufficiente per i giovani esemplari, gli adulti possono essere nutriti una o due volte a settimana; in questo modo si previene il rischio di obesità che nuoce alla salute degli animali.

Riproduzione:

Specie di facile riproduzione; gli esemplari necessitano di un periodo di bruma (o in acqua o sulla terra) da 1 a 3 mesi. In questo periodo è necessario esporre gli animali a un calo di temperature (temperatura minima ideale 5 gradi) e a una riduzione del fotoperiodo. Per soddisfare queste condizioni si può scegliere tra due opzioni: allevamento all’esterno, prestando attenzione alla formazione del ghiaccio, e allevamento con l’ausilio di un piccolo frigo o cantina.

In entrambi i casi bisogna evitare di sottoporre gli animali ad uno sbalzo termico che causerebbe un notevole stress. Una soluzione che garantisce il successo della bruma è quella di spostare gli esemplari all’esterno in Autunno per poi riportarli all’interno a inizio Primavera. Durante questi mesi è opportuno monitorare lo stato di salute degli animali che potrebbero essere soggetti ad una anomala perdita di peso.

I corteggiamenti sono di facile osservazione e inizieranno a manifestarsi dopo il periodo di bruma, a una temperatura di circa 10-15 gradi, generalmente da fine Febbraio a fine Maggio. Il rito è uno dei più semplici e classici della famiglia Salamandridae: il maschio, dopo aver sviluppato la cresta dorsale e caudale si posiziona di fronte alla femmina in posizione cat-buckle praticando uno sventolio della coda (tail fanning) e contemporaneamente rilascia i propri ferormoni in direzione del partner. La femmina, se interessata, assiste al corteggiamento senza fuggire e una volta rilasciata la spermatofora dal maschio sul substrato, si posiziona con la regione cloacale sulla spermateca, raccogliendola, permettendo così la fecondazione delle uova presenti all’interno del suo ventre.

Sfortunatamente può non essere sufficiente la raccolta di una sola spermatofora; in questo caso è necessario un ulteriore corteggiamento affinché la fertilizzazione sia sicura.

Recenti studi confermano una preferenza da parte delle femmine di esemplari maschi di maggior massa corporea e con creste dorsali e caudali molto sviluppate, caratteristiche che conferiscono al maschio una maggior produzione di feromoni e una loro maggior trasmissione alle femmine.

Terminata la fase di corteggiamento la femmina inizia a deporre le uova singolarmente, disponendole in “pacchetti” creati con le foglie della vegetazione circostante.

Questa specie è caratterizzata da un difetto cromosomico tipico del genere Triturus che prevede la brusca interruzione dello sviluppo embrionale allo stadio di formazione della coda (tail-bud formation) e colpisce l’esatta metà delle uova. In genere una femmina può deporre dalle 200 alle 250 uova (in rari casi fino a 350).

Le uova vanno prelevate singolarmente e si schiudono dopo circa 14-21 giorni a una temperatura di 12-15 gradi.

Cura delle larve:

Per i primi 3-5 giorni dopo la schiusa, le larve ottengono il nutrimento necessario dal sacco vitellino che viene assorbito completamente. Passata questa breve fase la loro dieta è composta esclusivamente da microinvertebrati acquatici vivi (artemia salina e dafnia sono i più comuni in commercio). Da evitare l’inserimento di predatori come ninfe di odonati, larve di ditiscidi e ostracodi.

Se si opta per l’utilizzo dell’artemia salina, è opportuno preparare per tempo uno “schiuditoio” e fornirsi di un numero abbondante di cisti, garantendo una disponibilità costante di prede vive.

Nota importante: le artemie vengono allevate in acqua salata: è opportuno quindi trasferirle con una siringa in un recipiente contenente acqua dolce, prima di somministrarle alle larve, diminuendo così il loro contenuto salino.

Durante il primo mese di vita occorre mantenere una scrupolosa igiene, eliminando con una siringa scarti e deiezioni, effettuando minimi cambi parziali d’acqua (circa il 10%-20%). Da evitare cambi d’acqua totali che causerebbero la morte delle larvette per stress osmotico/chimico.

Data la voracità di questa specie è necessario separare le larve in base alle loro dimensioni, dato che i fenomeni di cannibalismo sono molto frequenti. La dieta va diversificata il più possibile man mano che le larve crescono e in concomitanza con lo sviluppo completo degli arti inferiori è possibile somministrare cibo decongelato (le larve di chironomidi accentuano ulteriormente la pigmentazione).

La fine della fase larvale è evidenziata da una serie di segnali: la coda risulta meno palmata, la colorazione della pelle cambia radicalmente, avvicinandosi a quella degli adulti, le branchie vengono riassorbite, gli arti si irrobustiscono, la testa assume un aspetto più definito e possono essere trovati i resti delle prime mute. A questo punto è opportuno cambiare allestimento, abbassando il livello dell’acqua e fornendo un discreto numero di appigli per il completamento della metamorfosi e per evitare che i giovani tritoni anneghino (da questa fase, coperchio obbligatorio!!!!). Dopodiché è necessario trasferire i giovani nel terrario allestito per la lunga fase terrestre.

La metamorfosi avviene all’incirca dopo 3-6 mesi di vita; sono rarissimi i casi di neotenia. Al momento della metamorfosi i tritoncini misurano dai 2,5 cm ai 4 cm.
Triturus marmoratus larva photo by Giacomo Tonelli
Triturus marmoratus larva photo by Giacomo Tonelli

Giovanili:

Triturus marmoratus juveniles photo by Giacomo Tonelli
Triturus marmoratus juveniles photo by Giacomo Tonelli

I giovani esemplari passano circa 3-4 anni in fase terrestre. Non presentano particolari difficoltà di allevamento; possono passare un periodo di inappetenza durante i primi giorni post-metamorfosi, ma, data la loro voracità verso ogni tipo di preda, i giovani crescono in fretta, raggiungendo i 10 cm entro i primi due anni di vita. E΄ sconsigliato sottoporre al periodo di bruma gli individui di età inferiore ai 2,5- 3 anni.

Un’alternativa per i primi mesi di vita, all’allestimento descritto in precedenza per gli adulti, è la sistemazione in un terrario con substrato composto da carta assorbente bagnata (da sostituire settimanalmente) e da nascondigli realizzati con foglie secche e lastre di ardesia. Tuttavia tale sistemazione non può essere quella definitiva.

Le dimensioni della vasca ovviamente dipenderanno dal numero di individui ospitati ma indicativamente un 60x30x30 può andare bene per 6 giovani.

L’allestimento ideale non è di difficile realizzazione: si può prendere spunto dalle lettiere e dai suoli di sottobosco utilizzando un terriccio universale come substrato (lo si può arricchire a piacimento con sfagno e cortecce in decomposizione) e inserendo foglie secche (quercia, castagno, faggio, betulla), corteccia e muschio per creare dei nascondigli (è opportuno effettuare un lavaggio degli arredi prima di inserirli nella teca). Data la loro provenienza da un clima abbastanza mite, occorre nebulizzare correttamente per rendere l’ambiente sufficientemente umido, senza eccedere e formare di ristagni d’acqua che potrebbero portare alla formazione di muffe indesiderate. Per mantenere il substrato pulito dalle deiezioni e dagli scarti di cibo, è necessario sostituirlo periodicamente; oppure si può optare per l’inserimento di una colonia di onischi tropicali (Trichorhina tomentosa) e/o collemboli tropicali, i quali fungono sia da spazzini che da alimento per i piccoli marmorati.

Si ricorda che a questo allestimento base possono essere aggiunte a piacimento diverse specie di piante terrestri, per ricreare il più fedelmente possibile l’ambiente di sottobosco (necessaria una fonte di luce artificiale). In genere un giovane esemplare di T. marmoratus impiega 4 anni per raggiungere la maturità sessuale (in natura possono impiegare anche 7 anni) e di conseguenza il passaggio stagionale dalla fase terrestre alla fase acquatica e viceversa; questo comporta il mantenimento di un setup terricolo per un lungo periodo di tempo.

Problemi e malattie:

In natura si riscontrano casi di infezione da iridovirus, specialmente in Portogallo negli stagni dove è stato introdotto l’alloctono persico sole (Lepomis gibbosus), possibile vettore di questa malattia.

Reperibilitá:

Difficilmente reperibili in Italia nelle fiere del settore, ma sono registrate diverse riproduzioni tra gli allevatori italiani. In Europa la specie T. marmoratus è più diffusa del T. pygmeus (quasi del tutto assente in Italia).

Gli esemplari disponibili sono per la maggior parte cb, un aspetto decisamente vantaggioso che rende l’allevamento privo di difficoltà e rischi di particolari infezioni e malattie.

Legislazione:

Protetto da legislazione nazionale in tutto il suo areale di distribuzione. Presente nell’appendice IV della Direttiva Habitat e nell’appendice III della Convenzione di Berna.

Difficoltá:

Non si riscontrano particolari difficoltà eccetto la disponibilità della specie quasi esclusivamente dipendente dalle riproduzioni degli allevatori (assenza quasi totale di disponibilità di esemplari adulti) e la mancanza di località di provenienza nota che lascia il dubbio di appartenenza, degli esemplari acquistati, al ceppo spagnolo o ceppo francese.

Note:

Specie affascinante per i colori vivaci e unici e per le particolari caratteristiche dei maschi durante la riproduzione (sembrano draghi!). Personalmente è stata la mia seconda specie dopo l’intramontabile Cynops orientalis e la mia esperienza mi porta a dire che sono adatti anche ai neofiti, grazie anche alla loro spiccata capacità di adattamento ad una vita totalmente acquatica, una volta raggiunta la maturità sessuale. Nel complesso sono un “must” per ogni appassionato allevatore di urodeli.

Sull' Autore...

Giacomo Tonelli
Giacomo Tonelli

Giacomo Tonelli, 24 anni, studente frequentante il terzo anno della facoltà di Scienze Naturali dell’università degli studi di Torino.

Vicepresidente dell’associazione torinese “Natura Invisibile”, fondata per lo studio e tutela della biodiversità (specializzata in erpetofauna)

Alleva da 5 anni anfibi urodeli e prova particolare interesse per le famiglie Plethodontidae e Ambystomatidae.
In passato ha allevato e riprodotto diverse specie di pesci tropicali.

“Spero in un futuro non troppo lontano, di poter dedicare più spazio all’allevamento di urodeli, cercando di riprodurre più specie possibile non solo per passione, ma anche in ambito di conservazione delle specie. Il sogno nel cassetto è la riproduzione della specie Pseudotriton ruber schenki.”

Referenze

Citazione: Jan Willem Arntzen, Robert Jehle, Jaime Bosch, Claude Miaud, Miguel Tejedo, Miguel Lizana, Iñigo Martínez-Solano, Alfredo Salvador, Mario García-París, Ernesto Recuero Gil, Paulo Sa-Sousa, Rafael Marquez 2004. Triturus marmoratus . The IUCN Red List of Threatened Species 2004: e.T59477A11949364. Downloaded on 24 January 2020.

CitazioneGriffiths, R. A., & Teunis, B. (1996). Newts and salamanders of Europe. London: T & AD Poyser.

CitazioneSergé Bogaerts, Nymegen and E. Uchelen (1996) Urodela info 9 (3-5).

CitazioneStaniszewski, M. (1995). Amphibians in captivity. TFH.

CitazioneFahrbach, M., & Gerlach, U. (2018). The Genus Triturus: History, Biology, Systematics, Captive Breeding. Edition Chimaira.

Citazione: AmphibiaWeb: Information on amphibian biology and conservation. [web application]. 2020. Berkeley, California: AmphibiaWeb. Available: https://amphibiaweb.org/. (Accessed: 2020).